convention per la costituente ecologista del trentino - sabato 9 aprile 2011 | ||||||
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Buonasera a tutti e grazie al gentile pubblico per la partecipazione. Sono attivista della LAV (Lega Anti Vivisezione) in Trentino, e come rappresentante di tale Associazione desidero ringraziare la Presidenza dei Verdi della nostra Regione e il Prof. Boato per l'invito a partecipare alla fondazione della Costituente Ecologista e per l'opportunità di presentare questa breve relazione in merito alle tematiche che legano i diritti animali alla conservazione dell'ambiente e alla salvaguardia degli ecosistemi. Premetto che la LAV è nata nel 1977 come un'associazione contro la vivisezione e solo in un secondo momento la sua attività si è espansa fino ad abbracciare tutti i punti caldi dello sfruttamento animale. La LAV è riconosciuta come associazione ONLUS animalista ed ambientalista, e propone un'alimentazione vegetariana e vegana come punto di partenza per la difesa degli ecosistemi. Naturalmente la LAV pone le sue basi teoriche di comportamento sull'etica e sul rispetto dei diritti animali, ma non trascura di sottolineare anche la valenza salutista e ambientale dell'alimentazione priva di carne. È da qui che si può partire per la costruzione di una piattaforma comune come base d'azione dei movimenti ecologisti e animalisti. Quando si parla di inquinamento e di distruzione dell'ambiente, così come di effetto serra, spesso si omette di considerare, secondo noi in modo interessato, che gran parte dell'attuale processo di distruzione degli ecosistemi terrestri e marini è dovuta all'industria della carne. L'econutrizione, la scienza che si occupa dell'impatto ecologico della nutrizione umana, ha stabilito che la carne è l'alimento più nocivo per l'ambiente ed il meno energetico dal punto di vista alimentare (in un senso che verrà spiegato in seguito). Ormai la metà delle terre fertili è destinata alla produzione di cereali e di soia non per l'uso umano ma per l'alimentazione destinata soprattutto ai bovini (di cui si nutriranno soprattutto i paesi ricchi). Si tenga presente che l'impetuoso sviluppo economico di paesi tradizionalmente sottosviluppati dal punto di vista economico vede crescere la domanda di carne, in un circolo vizioso che presto porterà a gravi conseguenze ecosistemiche se non si trovano le adeguate terapie (e per noi la terapia è una sola: alimentazione vegana o tutt'al più vegetariana). Gli scienziati hanno dimostrato che circa il 20-30% dei gas responsabili dell'effetto serra sono la conseguenza dell'attività digestiva degli animali d'allevamento (trascurando d'altronde inquinamento da trasporto degli stessi), il che significa che l'industria della carne produce più riscaldamento del clima terrestre rispetto ai trasporti in generale. Ovviamente, l'uso dei pesticidi e dei fertilizzanti (l'80% di quest'ultimi viene utilizzato negli USA esclusivamente per l'agricoltura destinata ai bovini) produce grave inquinamento sia dell'acqua, sia della terra che del cibo stesso (soprattutto nelle monoculture dove in breve tempo il suolo perde la sua fertilità). Un bovino, per fare un solo esempio, ha una conversione di proteine molto scarsa: quando consuma quasi 800 kg di proteine vegetali produce solo 50 kg di proteine. Questo perché l'enorme quantità di proteine vegetali che consuma serve a sostenere il suo metabolismo (senza considerare l'energia che si spreca per la coltivazione dei campi, per i macchinari, per il trasporto ecc.). Tutto questo indica chiaramente che se i prodotti agricoli per gli animali fossero consumati dagli umani, tutta la popolazione umana attuale potrebbe essere sfamata (mettendo da parte il problema strettamente politico). È rilevante osservare che durante la carestia in Etiopia del 1994 i cereali coltivati in quelle terre venivano esportati in Occidente per nutrire gli animali non umani. Anche l'acqua utilizzata per i prodotti agricoli degli animali d'allevamento è elevata: in USA un buon 50% di essa disseta i non umani. A questo bisogna aggiungere l'acqua che bevono gli stessi animali e l'acqua utilizzata per pulire le stalle ecc. Il giornale Newsweek ha calcolato che per produrre 5 chili di carne si consuma l'acqua che serve in un anno ad una famiglia di dimensioni medie. Le deiezioni degli animali che non possono essere utilizzate come fertilizzante (perché a scarso contenuto organico) inquinano le falde acquifere e favoriscono l'eutrofizzazione dei mari per le sostanze azotate contenute in esse; a ciò si aggiungano i farmaci comunemente utilizzati negli allevamenti intensivi (antibiotici, ormoni, tranquillanti, antidepressivi ecc.), i cui scarti vengono rilasciati con l'urina nell'ambiente, e che si crede giochino un ruolo importante anche nella medicina (batterioresistenza, sviluppo precoce ecc.). Inoltre, la causa principale del disboscamento delle grandi foreste pluviali del Sudamerica è dovuto all'alimentazione carnivora: si calcola che circa l'80% della distruzione della foresta amazzonica sia dovuta alla trasformazione in pascoli. Le zone semiaride dell'Africa adibite a pascoli estensivi (destinati all'Occidente) stanno producendo terre aride e desertificazione, come sostenuto anche dalle Nazioni Unite. È quindi necessario ripensare all'alimentazione vegetariana non più come all'eccentricità di un numero marginale di persone, che si presume abbia a cuore più la sorte degli animali che degli uomini, ma come ad una "conditio sine qua non" della salvaguardia dell'ambiente e della costruzione di una società più umana e più giusta, anche per i nostri fratelli più deboli, gli animali, per i quali è venuto ormai, crediamo, il momento di garantire gli stessi diritti fondamentali che sono riconosciuti agli uomini.
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